martedì 29 aprile 2025

S V I Z Z E R A: Grandi banche al collasso: una questione ancora irrisolta

 

Svizzera

Grandi banche al collasso: una questione ancora irrisolta.Le considerazioni del professor Peter V. Kunz, in attesa della presentazione del rapporto della commissione parlamentare d’inchiesta sul tracollo di Credit Suisse.

 

Il tracollo di Credit Suisse: sono passati quasi due anni e stamattina (venerdì) sarà pubblicato l’atteso rapporto della commissione parlamentare d’inchiesta, chiamata a far luce sul ruolo avuto dalle autorità, dal Consiglio federale all’organo di vigilanza FINMA. Una cosa appare chiara sin d’ora: con l’acquisizione da parte di UBS, la questione di come gestire il fallimento di una grande banca è tutt’altro che risolta. Per Peter V. Kunz, professore di diritto economico all’Università di Berna, anche UBS deve poter fallire.

Prof. Kunz, partiamo dal rapporto della commissione. Quali sono le sue aspettative?

Non mi aspetto molto, ad essere sincero. Alla fine il fallimento del Credit Suisse non sarà stata responsabilità delle autorità, ma della direzione e del consiglio di amministrazione. Spero almeno che si sappia come la vigilanza abbia funzionato o non abbia funzionato negli ultimi anni. E come viene valutato il ruolo attivo avuto dalle autorità nel mese di marzo 2023, cioè se non c’erano alternative alla fusione.

Molti si aspettano critiche rivolte soprattutto alla FINMA. E c’è chi chiede che le vengano fornite possibilità di intervento più incisive nei confronti delle banche. È necessario?

Non so se il rapporto presenterà proposte legislative concrete. Da oltre un anno ci sono diverse proposte sul tavolo, ma il Parlamento voleva attendere il rapporto prima di attivarsi. Le varie proposte punteranno in primo luogo a rafforzare il potere della FINMA. Tuttavia, bisogna essere consapevoli che non si può esagerare, per non limitare eccessivamente le possibilità commerciali delle grandi banche in Svizzera. Alla fine, il risultato sarà probabilmente un altro buon compromesso svizzero.

Dopo l’acquisizione ci ritroviamo con una UBS ancora più grande, troppo grande per fallire... quali accorgimenti sono necessari per evitare che si ripeta un caso come quello del Credit Suisse?

UBS rappresenta un rischio reale per l’economia svizzera. E questo rischio è destinato ad aumentare in futuro. La cosa più ovvia da fare è adottare misure preventive, come aumentare i requisiti di capitale proprio, di liquidità, ecc. Personalmente, però, sono dell’idea che queste misure non saranno mai sufficienti perché non sappiamo come si presenteranno i rischi. Perciò, per me è fondamentale che ci si prepari meglio alla liquidazione di una grande banca in crisi. In particolare, è necessario distinguere tra una parte che può fallire e un’altra, di rilevanza sistemica, che deve essere salvata. In questo ambito, credo che la Svizzera abbia ancora molto lavoro da fare.

Le regole del too big to fail (troppo grandi per fallire) esistevano però già. Come mai non hanno funzionato con Credit Suisse?

Non capisco come sia possibile che il Consiglio federale abbia preparato per 15 anni un sistema di liquidazione e salvataggio di una banca, e poi, all’improvviso, quando si trattava di applicarlo, non lo ha fatto. Spero che il rapporto abbia indagato questo punto e fornisca qualche risposta, perché nel marzo 2023 si è detto improvvisamente che non c’erano alternative alla fusione. Lo ritenevo sbagliato allora, e lo ritengo sbagliato ancora oggi.

Lei sostiene che anche la nuova UBS deve poter fallire... sarebbe però un terremoto per la Svizzera.

Bisogna rendersi conto che qualsiasi fallimento bancario porta a un terremoto, soprattutto nel caso di una grande banca. Un fallimento di UBS scuoterebbe non solo la Svizzera ma tutto il mondo. Per questo è ancora più importante prevenirlo e nel peggiore dei casi avere pronta una liquidazione ordinata. Sarebbe uno tsunami finanziario. Ma non c’è alternativa a quella di prepararsi. Con UBS non abbiamo più una situazione come quella del Credit Suisse, con un’altra grande banca in grado di venire in soccorso con una fusione. In altre parole, se in futuro UBS dovesse trovarsi di fronte a una crisi esistenziale, l’unica vera opzione sarebbe un intervento della Confederazione, e quindi dei contribuenti. Francamente questo non dovrebbe capitare in uno Stato liberale.

(Fonte:  https://www.rsi.ch/info/svizzera/Grandi-banche-al-collasso-una-questione-ancora-irrisolta--2446456.html)

 

mercoledì 9 aprile 2025

Fallimento Credit Suisse: tutta la verità...



BERNA - Il documento era atteso, e questa mattina gli occhi dell'intera Confederazione sono puntati sulla Commissione parlamentare d'inchiesta (CPI) che è stata incaricata di far luce sull'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS.

La Commissione ha criticato la parziale inefficacia delle attività di vigilanza della FINMA. A suo avviso, le autorità hanno però evitato una crisi finanziaria globale.In una nota odierna, la CPI sottolinea che all'origine della crisi c'è stata «la cattiva gestione di Credit Suisse per molti anni» da parte dei suoi vertici. La Commissione parlamentare d'inchiesta non ha invece individuato alcun comportamento scorretto delle autorità politiche, che avrebbe causato il naufragio di Credit Suisse nel marzo 2023, ma delle carenze a tutti i livelli.

500 pagine di rapporto, frutto di 18 mesi di lavoro e di incontri settimanali. Quello della CPI sull'affaire Credit Suisse è stato un lungo - e impegnativo - lavoro. Per questo la presidente della Commissione Isabelle Chassot (Centro/FR) ha ribadito: «La nostra presentazione di oggi non può sostiture la lettura del nostro documento». Anche la sicurezza delle informazioni è stata una sfida, ha aggiunto la "senatrice" friburghese, sottolineando l'obbligo di rispettare il segreto della CPI. Due denunce penali sono state presentate a causa di indiscrezioni. E «non tutte le notizie apparse sui giornali erano fughe di notizie», ha detto ancora Chassot. Alcuni erano anche tentativi di controllare la narrazione.

Questa comunicazione «lascia molto a desiderare», critica il CPI nel suo rapporto.Inoltre, l'ex capo del DFF e l'allora presidente della direzione della BNS Thomas Jordan hanno avviato incontri non istituzionali con il presidente del consiglio di amministrazione di Credit Suisse Axel Lehmann alla fine di ottobre 2022. Il contenuto di questi incontri è in gran parte sconosciuto.

Il loro scopo era quello di far progredire la ricerca di una soluzione con Credit Suisse. Secondo la CPI, però, questi incontri sono stati poco utili in termini di gestione della crisi. La circolazione di informazioni non è stata garantita. La Commissione parlamentare d'inchiesta ritiene inoltre inopportuni i commenti positivi espressi in dicembre da Jordan e Maurer nei confronti di Credit Suisse, pur essendo a conoscenza della situazione critica della banca.

UBS: «Credit Suisse è crollata per errori strategici» - Il rapporto della Commissione parlamentare d'inchiesta (CPI) su Credit Suisse (CS) conferma che la banca è crollata a causa di anni di errori strategici, cattiva gestione e dipendenza da sostanziali concessioni normative.

È la lettura che viene fatta del documento da UBS, l'istituto che nel 2023 ha acquisito il concorrente in una manovra orchestrata insieme alle autorità.Più in generale, UBS afferma di sostenere la maggior parte delle proposte del Consiglio federale per rafforzare la resilienza della piazza finanziaria.

A detta della banca qualsiasi adeguamento dei requisiti normativi deve essere però «mirato, proporzionale e coordinato a livello internazionale».La stabilità finanziaria e i costi economici che derivano dalle misure devono essere bilanciati, prosegue UBS. L'istituto sottolinea che, in seguito all'acquisizione di Credit Suisse, già deve detenere capitale aggiuntivo per circa 20 miliardi di dollari, l'equivalente di 18 miliardi di franchi.

La BNS: «È importante rafforzare la regolamentazione».

È importante trarre i giusti insegnamenti dall'esperienza della crisi di Credit Suisse e rafforzare la regolamentazione in Svizzera: è la prima reazione a caldo della Banca nazionale svizzera (BNS) dopo la pubblicazione del rapporto della Commissione parlamentare d'inchiesta (CPI). Il documento sarà analizzato in dettaglio, ha indicato la BNS all'agenzia Awp. Nel suo rapporto sulla stabilità finanziaria 2024 la banca centrale aveva peraltro già sottolineato la necessità di intervenire nei settori dei requisiti patrimoniali e di liquidità. La BNS partecipa inoltre alla discussioni riguardo ai necessari adeguamenti normativi per far far fronte alle crisi bancarie. Si tratta di intervenire a livello nazionale e internazionale, viene precisato.

(Fonte: https://www.tio.ch/svizzera/attualita/1804976/fallimento-credit-suisse-tutta-la-verita-in-un-rapporto-che-scotta)